mercoledì 25 maggio 2011

MUSEO DELLA STAMPA A MONDOVI'







Giovedì dodici Maggio Duemilaundici, siamo andati a Mondovì insieme alla V° a per l’ultima gita dell’anno con la Scuola Astengo.Al momento della partenza un misto di gioia e tristezza mi hanno assalito: la tristezza perché sarebbe stata l’ultima gita e la gioia perché mi sarei divertita sicuramente.

Il viaggio è stato interessante e rilassante grazie al panorama suggestivo del Piemonte (che a me addirittura conciliava il sonno). Alle nove e un quarto circa,il nostro locomotore è arrivato a Mondovì con la mia felicità e (suppongo) quella di tutti. D opo essere arrivati alla Città abbiamo camminato per pochi minuti dopo di che siamo saliti in autobus; quest’ultimo ci ha portati alla Funicolare di Mondovì, che, non andava naturalmente a velocità elevate, ma andarci è stato egualmente bello poiché era stimolante il suo funzionamento.


Arrivati a Mondovì Piazza davanti a noi c’era la maestosa Piazza Maggiore con molti palazzi, tra cui il tribunale.In seguito ad una piccola sosta per la merenda ci siamo diretti verso il Museo della stampa, dove abbiamo visitato carie stanze con antiche macchine per la stampa.


La più importante e (per me) affascinante è stata quella inventata da Gutenberg a Maragonza, nel 1450; per stampare un foglio con questa macchina bisognava fare nel seguente modo: si dovevano mettere insieme i caratteri a comporre le frasi, inchiostrarli, mettere sopra di essi un foglio cartaceo, pressarlo con il torchio e voilà! Ripetendo l’operazione si poteva ottenere quante copie si voleva.





Ho provato felicità in quel momento, pensando che oggi, grazie al nostro personal computer possiamo stampare e scrivere in modo estremamente più facile.



Fra tutte le macchine che ho visto, quella che mi è piaciuta di più è stata la linotype, cioè linea di caratteri, inventata nel 1885 da Ottmar Mergenthaler.
Ci hanno spiegato come funzionavano: se si premeva un tasto, la matrice del carattere scendeva nel magazzino e quando una riga era pronta, nelle matrici veniva pompato piombo fuso; così si otteneva una riga intera di caratteri. Poi hanno detto che questa macchina ebbe una grande diffusione per decenni; inoltre ne furono prodotte parecchie decine di migliaia fino a che restò in uso.





Dopo di che abbiamo potuto osservare altri macchinari ma anche un vecchio modo di fare disegni, per poi stamparli: si doveva mettere in rilievo le varie parti del disegno, su di una tavoletta di legno grazie all’uso di uno scalpello. Successivamente la si doveva inchiostrare e, poi, premere contro un foglio cartaceo; ecco a voi la xilografia.


Roberto e Mario ci hanno condotti in un’altra stanza e ci hanno spiegato che prima dell’invenzione dell’orafo Gutemberg, scrivevano tutto gli amanuensi, ma ci voleva troppo tempo. Gutemberg aveva inventato i caratteri mobili: per fabbricarli, l’artigiano, doveva preparare il punzone, cioè un blocchetto di acciaio su cui si incideva la lettera a rovescio e in rilievo. Poi con un martello batteva il punzone su un blocchetto di metallo duttile, come il rame, ottenendo così uno stampo: la matrice. Dopo colava nello stampo una lega di metallo e quando si raffreddava...ecco il carattere.


In seguito ci hanno fatto mettere a coppie per farci vedere come si stampava: si prendevano le lettere dalla cassa tipografica, si mettevano nel compositoio e si “rovesciavano” nel vantaggio. Poi si inchiostravano le lettere e si metteva il foglio sopra. Così hanno stampato i nostri nomi, come ricordo della visita al museo.


Siamo stati tipografi per un giorno!!!







Arrivati al Parco del Tempo ho potuto ammirare la torre-orologio e la stupenda veduta della città di Mondovì.


Dopo esserci rifocillati con il pranzo e dopo che le maestre ci hanno offerto i dolcetti acquistati, siamo ripartiti per la seconda parte della nostra gita: le meridiane.La guida ci ha accompagnato all’attuale palazzo di Giustizia, ex collegio dei Gesuiti, sulla cui facciata sorgono tredici meridiane, che poi erano state coperte dalla calce usata per la facciata. Attraverso molte ricerche sono state riportate alla luce.


In seguito la guida ci ha condotto al Parco del Tempo, per visitare la torre–orologio.


Salendo di piano in piano, si percorre a ritroso la storia degli orologi. Tra quelli esposti, tutti ancora funzionanti, “spiccano” quello con la ricarica automatica dei pesi e quello della torre stessa. La cosa più bella della torre, secondo me, è che i visitatori possono osservare gli ingranaggi e capire il movimento lento del meccanismo. All’ultimo piano, dopo 29,1 metri, dove c’è la campana, si può ammirare tutta la pianura, coronata dalla catena delle Alpi Marittime.



Scesi dalla torre, abbiamo ringraziato la guida e ci siamo diretti verso la funicolare. Scesi dalla funicolare abbiamo fatto un tratto a piedi e siamo entrati nella pasticceria Comino dove abbiamo acquistato dei dolcetti tipici da portare a casa. Abbiamo preso il pullman che ci ha riportati alla stazione per prendere il treno per Savona.



In quel momento mi sono sentita triste perché la gita era finita, inoltre mi sono ricordata di tutte le altre gite: quella di seconda a Sestri, in un agriturismo a fare il formaggio; quelle in terza nel Parco della Preistoria a Rivolta d’Adda ed al Museo di Finale; quella di quarta al Museo Egizio di Torino e ad Imperia al Museo dell’Olio Carli.









Per il futuro, alla Scuola Media, spero che le gite siano di più giorni, interessanti e coinvolgenti come quelle che ho vissuto nel ciclo elementare.

Nessun commento:

Posta un commento